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Gireremo lo Stivale - Genova
29 Ottobre 2009 - Riproduzione Riservata  - Giuseppe Balenzano 
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Comune capoluogo della Regione Liguria, a 25 metri sul livello del mare, conta circa 610.000 abitanti.

 

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LA STORIA

 ; c’è chi la fa derivare dal termine greco “xenos” (molto simile alla pronuncia dialettale di “Genova”) che significa “straniero”; c’è chi, infine, la fa derivare dal latino “genu” ovvero “a ginocchio” dalla forma della costa. L’unica cosa certa è che già nel VI secolo avanti Cristo dove ora sorge Genova esisteva un luogo di traffici commerciali con il Mediterraneo, soprattutto con greci, etruschi e cartaginesi.
Saccheggiata e distrutta dal fratello di Annibale, Magone, venne ricostruita dal senatore romano Spurio Lucrezio diventando un importante base militare prima e centro di transito verso la Spagna, pianura Padana e Italia centrale dopo: durante l’Impero di Giulio Cesare, Genova era considerato il porto più sicuro ed importante della Gallia Cisalpina.
Caduto l’Impero romano d’Occidente, Genova passò prima sotto gli Ostrogoti, quindi sotto i Bizantini per finire ai Longobardi. Sotto i Longobardi subì diverse incursioni saracene riuscendo però sempre a riprendersi grazie alla sua forte organizzazione interna che le permise anche, nel 1096, di altpartecipare alla prima crociata. Cominciò, così, l’espansione coloniale in Oriente che portò, però, anche allo scontro con Pisa e Venezia per il controllo del mar Mediterraneo. Il conflitto con i toscani scoppiò nel 1120 per il controllo della Corsica e terminò solo nel 1175 con la pace di Pavia.
Ma la tranquillità, in quegli anni, non durava mai molto: cominciarono, infatti, i dissidi tra le famiglie nobili ed il forte ceto borghese. A seguito di questo il partito popolare, con un colpo di stato, portò alla nomina di doge della città Simone Boccanegra (nella foto). Il tempo (5 anni) di mettere al bando i guelfi, di escludere i nobili dal potere e fu costretto a dimettersi.
Seguirono la guerra (perduta) contro Venezia e gli Aragona: questo convinse i genovesi ad affidarsi a Giovanni Visconti, duca di Milano: non servì molto. Le continue lotte interne portarono anche all’indebolimento della flotta militare, alla perdita di colonie in Oriente ed al passaggio di Costantinopoli in mano ai turchi. La città passò così in mano a Luigi XII, re di Francia (1499).
Per ritrovare la serenità Genova dovette aspettare, però, un ammiraglio: Andrea Doria. Cacciò i francesi, sottomise il territorio attorno alla città e diede alla repubblica di Genova una costituzione che durò fino al 1797: la città venne amministrata dal Consiglio Maggiore, ovvero 400 uomini in quota alle 28 famiglie nobili genovesi (chiamate 28 “alberghi”), che a sua volta nominava 100 componenti per il Minor Consiglio. Il tentativo di congiura di una famiglia nobile (i Fieschi) prima, e di conquista da parte del duca di Savoia dopo, non diede i frutti sperati.
Dopo il periodo di calma arrivò l’invasione dell’esercito austriaco, al cui comando c’era un fuoriuscito genovese: all’arroganza austriaca si oppose la popolazione con una sommossa che prese il nome dal leggendario Balilla. La pace di Aquisgrana tra i contendenti non portò i benefici sperati, perché subentrarono vecchie discordie: si pose, allora, fine alla guerra con la cessione della Corsica alla Francia e con una arguta politica di rinunce (1768). A sconvolgere la Repubblica Genovese arrivò la Rivoluzione Francese: quando il comando dell’armata d’Italia venne affidato a Napoleone Bonaparte, egli attraversò gli Appennini diventando il padrone assoluto dell’Italia settentrionale. I sistemi di Napoleone erano fortemente in contrasto con quelli aristocratici del governo genovese, e questo significò la fine del progetto voluto da Andrea Doria.
Con la caduta di Napoleone, Genova venne annessa al Piemonte secondo un antico progetto sabaudo: nonostante il malumore, Genova si dimostrò tra le città che più si distinsero, per valore, alla creazione dello Stato Italiano (basta ricordare personaggi come Mazzini, Bixio, Mameli ecc. ecc.).
Durante la seconda guerra mondiale venne occupata dai tedeschi: fu la prima città del settentrione ad insorgere, ottenendo la resa dell’esercito tedesco prima dell’arrivo degli alleati.
Il resto è storia dei nostri giorni.

COSA VISITARE

E’ una città dai mille monumenti di diverse epoche: ci vorrebbe molto tempo per visitarla tutta.

altPer questo motivo mi soffermerò solo sul Centro Storico, cominciando dalla centralissima Piazza De Ferrari (nella foto a sinistra) con la sua fontana in bronzo, il teatro Carlo Felice (stile neoclassico) ed il Palazzo della Borsa.

A poche centinaia di metri c’è la medievale Piazza S. Matteo (a destra), interessante perché vi si possono alttrovare le case di una famosa famiglia genovese, i Doria. Nella stessa Piazza c’è la chiesa romanico-gotica di S. Matteo che conserva, nella cripta, la tomba di Andrea Doria.

Alle spalle di Piazza De Ferrari c’è Piazza Matteotti con la chiesa di S. Ambrogio, che custodisce opere di Guido Reni e Rubens, e il Palazzo Ducale che in origine era il palazzo del Comune e successivamente la residenza del Doge.

Proseguendo verso il Porto incontriamo prima la Cattedrale di Genova dedicata a S. Lorenzo (in stile gotico, al suo interno si può ammirare la “cappella di S. Giovanni Battista” e il “Museo del Tesoro di S. Lorenzo”), quindi il Palazzo S. Giorgio.

altSiamo in Piazza Caricamento (qui a sinistra) con i suoi animati portici di Sottoripa che un tempo erano la sede di botteghe artigiane: di fronte il Porto ed il bacino del Porto Vecchio. Da notare che è il più grande d’Italia e, insieme a Marsiglia, il più grande del Mediterraneo.

Una visita merita l’Acquario, il più grande d’Europa.

Risalendo da Piazza Caricamento verso Via S. Luca troviamo la Galleria Nazionale di Palazzo Spinola con opere di Van Dyck, Pisano, Reni, Antonello da Messina ecc. ecc. E’ il classico palazzo della nobiltà genovese.

Alle spalle di Palazzo Spinola (5 isolati più a nord) c’è, infine, Via Garibaldi (a destra) con palazzi del ‘500 e del ‘600, portici, logge, sale altcon affreschi: curiosi sono Palazzo Bianco e Palazzo Rosso, nomi dati dal colore delle facciate.

Il primo è sede della “Galleria di Palazzo Bianco”, che contiene una delle più importanti raccolte di opere d’arte di pittori genovesi dal ‘400 al ‘600.

Il secondo è sede della “Galleria di Palazzo Rosso” che contiene, invece, soprattutto opere di scuola italiana, oltre a varie collezioni di ceramiche, numismatiche…

Sempre in Via Garibaldi c’è Palazzo Tursi, oggi sede del Comune, Palazzo Podestà, Palazzo Doria, Palazzo Parodi e Palazzo Cambiaso.

COSA MANGIARE

Ovviamente le “trenette al pesto”. Ma anche i “pancotti” (ravioli di ricotta ed erbe), gli “zembi” (ravioli di pesce), il “cappon magro” (insalata di pesce e verdure), la “scarpassa” (polpettone), pasta al sugo di carciofi, arselle o noci, riso con le castagne.

Per secondo, essendo una città marinara, il “pesce in bubaiessa”, il “pesce in ciuppin”, il “musciame” (filetti di pesce secco) oppure i “gianchetti” (acciughe o sardine in insalata).

Come dolce, c’è il “pandolce”, i “biscotti del Lagaccio”, la “pastafrolla con i pinoli”.

LO STADIO

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(Il Ferraris prima che venisse ristrutturato)

E’ il “Luigi Ferraris”: contiene 38.879 spettatori e lo si può trovare in Corso De Stefanis nel quartiere di Marassi.
E’ intitolato al capitano di fanteria che guidò i suoi soldati alla liberazione della città dall’esercito tedesco dopo l’8 settembre 1943.
Grande militare ma giocatore di calcio non eccelso.

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