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Devis Mangia: la tattica come "ossessione"
8 Luglio 2014 - © Riproduzione Riservata  - Armando Manfredi 
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A dispetto della giovane età, il nome di Devis Mangia, neo-allenatore della FC Bari 1908, raccoglie già consensi unanimi, nell’ambiente calcistico italiano. La Primavera del Varese, il Palermo di Zamparini, l’under 21 azzurra e lo Spezia finora le tappe più importanti della carriera del tecnico di Cernusco sul Naviglio, iniziata a 24 anni nell’Enotria quando Riccardo Guffanti (all’epoca ds, oggi osservatore dell’Udinese per il Nord Italia) gli consiglia di lasciar perdere il calcio giocato, più precisamente nel ruolo di portiere, per allenare i giovanissimi. L’iniziale disappunto di quel ragazzo strappato ai sogni da calciatore si trasforma in feroce voglia di comprendere ed insegnare il calcio.

Da quel momento inizia un lungo pellegrinaggio sulla panchine under 18 di squadre di provincia (Voghera, Meda, Fiorenzuola, Varedo, Varese) alternata allo studio di volumi di tattica e didattica calcistica sempre con la stella polare del 4-4-2 di Sacchi, dei cui movimenti Mangia riempie fogli su fogli di appunti.

La prima grande occasione viene offerta da Mirocle Boggio, dg del Varese nel 2004 in Eccellenza, che gli affida la guida della prima squadra a soli 30 anni. Qui conosce Sean Sogliano, che lo porterà a Palermo sette anni più tardi. In tre anni i lombardi raggiungono la C2, poi siede sulla panchina di Tritium, Ivrea e Valenzana prima di tornare a Varese ed iniziare la scalata al grande calcio. La sua squadra è la sorpresa del campionato Primavera 2010/11 ed arriva sino in fondo, arrendendosi solo in finale. Persino Sacchi se ne innamora, durante la fase nazionale del torneo di categoria, prima che Sean Sogliano lo porti con sé in Sicilia per guidare la Primavera rosanero.

Le dimissioni di Pioli gli spalancano però le porte della prima squadra: a Palermo ricordano ancora lo spettacolare 4-3 in una calda sera di settembre all’Inter campione d’Italia allenata da Gasperini. La squadra dell’esordiente Mangia mette in mostra un 4-4-2 basato su linee di reparto strette, pressing e gioco palla a terra con gli esterni offensivi molto alti. Zamparini se ne innamora e afferma di volerne fare il suo Wenger, ma l'idillio dura appena tre mesi e mezzo: all'ottimo rendimento casalingo fa da contraltare un ruolino esterno decisamente negativo. Il tempo di acquisire a Converciano, a luglio 2012, il titolo di allenatore di Prima Categoria Uefa Pro con il massimo dei voti (a Palermo gli era stato affiancato Onofrio Barone, numero 10 del Bari di Materazzi dal '92 al '95) che diventa commissario tecnico della nazionale under 21 italiana: gli azzurrini si qualificano per gli Europei di Israele, dove ottengono il secondo posto inchinandosi in finale solo alla Spagna. A La Spezia l'ultima esperienza: sulla panchina ligure, Mangia si era accomodato a dicembre 2013, qualificandosi per i playoff in virtù dell'ottavo posto ottenuta al termine della stagione regolare: scalata alla A subito interrotta al primo turno, disputato e perso a Modena, in gara unica (0-1).

Il 4-4-2 è lo schema preferito dal tecnico lombardo: un sistema capace di garantire compattezza, equilibrio e sicurezza in fase difensiva ed efficacia e varietà in quella offensiva, mantenendo la squadra corta in entrambe le fasi del gioco. La fase di non possesso è volta ad un atteggiamento aggressivo capace di portare velocemente alla riconquista della palla mediante il pressing, la pressione individuale e il fuorigioco. La fase del possesso prevede smarcamenti e movimenti senza palla per dettare il passaggio al compagno, con inizio dell’azione da parte dei difensori centrali, larghi per ricevere il passaggio del portiere. Proprio come nel gioco di Ventura.

Intensità di allenamento, motivazione, spirito di sacrificio e di gruppo i suoi dogmi che rasentano, in alcuni frangenti, la maniacalità. Chiedere, ad esempio, ai suoi collaboratori che, con supporti multimediali, sezionano minuziosamente le varie parti di una partita, studiano le palle inattive e le situazioni di gioco per adattarle al tipo di gioco che vuole sviluppare Mangia. Oppure basti pensare a quella fissa per il numero 5 che deve sempre giocare a centrocampo.

Gli vengono riconosciute grandi capacità nella gestione dei rapporti personali con i calciatori e un’innata capacità di motivatore che si concreta, prima delle partite, nella visione negli spogliatoi di scene epiche di film come il “Sapore della Vittoria” o “Ogni Maledetta Domenica” capaci di spronare il gruppo a dare il massimo in campo. Oppure nel montaggio di aforismi trionfali nel video di azioni dei suoi culminate in gol. Non è di certo un caso che i migliori risultati di Mangia allenatore siano stati ottenuti con le squadre under 21. A Bari troverà una rosa giovane e carica, un ds in rampa di lancio, una società piena di progetti e un pubblico che lo attende a braccia aperte. Lui, al primo contatto, ha già ammiccato, ricordando Conte, Ventura ed il compianto Catuzzi: “Questa è una piazza abituata al bel gioco”.

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