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Gaetano De Rosa si racconta
13 Agosto 2009 - © Riproduzione Riservata  - Fabio De Pascale 
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Sette stagioni in biancorosso, 212 le partite disputate a cavallo fra gli anni 1997 e 2004 che lo fanno entrare di diritto fra i giocatori più fedeli alla maglia del Bari. Stiamo parlando di Gaetano De Rosa, difensore dai piedi buoni che ha lasciato un ricordo indelebile nei tifosi biancorossi.

Dopo 8 lunghi anni il Bari approda nella massima serie al termine di un campionato dominato in lungo e in largo. Qual è il tuo augurio per la nuova stagione che sta per iniziare?
Sicuramente sono felicissimo di vedere il Bari nella massima serie; serie che gli appartiene per la città, per i tifosi e per tutto il contesto sportivo. Sarà, senza dubbio, un campionato difficilissimo per il Bari perché tutte le squadre ambiscono a rimanere nella massima categoria.

Come giudichi la campagna acquisti fatta sino ad ora dalla società, in particolar modo dal DS Perinetti?
È sempre difficile fare mercato ma il direttore sportivo sta facendo, a mio avviso, un buon lavoro. È chiaro che ci vuole pazienza e che soprattutto ci vogliono le pedine giuste per costruire una squadra equilibrata che possa lottare per rimanere nella massima serie.

Ventura il dopo Conte. Può essere l’uomo giusto per gestire un campionato difficile come la serie A, vista la sua esperienza da tecnico?
Indubbiamente ha un’esperienza notevole quindi questo fa ben sperare perché comunque ha il carisma, l’esperienza e la personalità per affrontare dopo tanti anni un ritorno nel massimo campionato.

Qual è il primo ricordo che ti viene in mente quando pensi alla tua esperienza a Bari?
La prima giornata sarà Inter-Bari. Negli anni in cui ho militato con la maglia biancorossa l'Inter è stata una squadra a cui abbiamo sempre dato filo da torcere. In quegli anni ricordo molte vittorie e anche grandi prestazioni contro i nerazzurri. I ricordi sono numerosi, ridurli a pochi sarebbe un po’ un insulto a tutti gli anni trascorsi nel capoluogo pugliese. Sono state 7 stagioni magnifiche, nonostante ci siano stati alcuni problemi, ma comunque sono 7 anni della mia vita importantissimi. Bari è per me la città per eccellenza; ho iniziato a Bari la mia carriera da professionista e la mia massima aspirazione era rimanerci fino all’ultimo giorno della mia carriera. Questo, traguardo, purtroppo, non sono riuscito a raggiungerlo (non solo per la mia volontà) e mi dispiace perché era il mio più grande sogno; rimangono, comunque, 7 anni intensi nei quali ogni giorno ho lottato con passione, con fede e con professionalità.

Come è cambiato il ruolo di centrale difensivo in questi ultimi anni rispetto a 10 anni fa?
Indubbiamente oggi si chiede ancora più disciplina ai reparti difensivi quindi si va alla ricerca di giocatori atletici, fisici, essenziali. Nessuna squadra gioca, ormai, con  un centrale staccato, giocano quasi tutte a 4 dietro, quindi tanti modi di intendere l'assetto difensivo sono mutati soprattutto con l'aumentare della velocità del gioco.

Hai dichiarato che lasciavi il calcio a 35 anni, nonostante le numerose offerte, perchè il calcio d'oggi non è più fatto di rispetto e valori, ma guidato dal business. È proprio così cambiato il mondo del calcio negli ultimi anni?
In verità forse non è mai cambiato, forse la misura è aumentata, come tutte le cose; da quando ho iniziato a giocare a calcio, i problemi sono sempre gli stessi, soltanto che si sono esasperati, si sono portati all’ennesima potenza. Io ho deciso di lasciare per un motivo valido a prescindere dagli altri: ho lasciato perché ho avuto una bambina ed era il momento di voltare pagina. Poi in seguito ho dichiarato che il calcio è stato sicuramente inquinato da alcune situazioni.

Sei soddisfatto del percorso professionale della tua carriera o credevi di poter ottenere di più?
Ho messo tutto l’impegno che potevo metterci. Di più non potevo perché mi sono privato in parte anche della mia stessa, vita di cose che veramente contavano per me, ho rinunciato anche a parte di me stesso, per il mio lavoro, per la professionalità, per il senso del dovere e quindi a 35 anni ho pensato di riappropriarmi della mia vita e delle mie priorità.

Che progetti ha Gaetano De Rosa per il futuro?
Per il momento sto facendo il papà a tempo pieno, mi sto godendo questo momento fantastico della mia bambina che mi da tanto e cerco di fermare il tempo il più possibile perché voglio godermi ogni secondo di questo momento.

L’ultimo pensiero, doveroso, spendilo per i tifosi biancorossi che dopo tanti anni ritrovano il palcoscenico della serie A.
Non serve a nessuno avere atteggiamenti negativi nei momenti di difficoltà. I tifosi devono capire che sia i calciatori che le società vogliono il meglio per loro e quindi non si trovare sempre il capro espiatorio nel momento di difficoltà o pensare o puntare il dito contro quelli che vengono etichettati come i presunti responsabili. La serie A è un patrimonio della città e va difesa anche, e soprattutto, in quei momenti, nei momenti di difficoltà.

E allora ringraziamo Gaetano De Rosa con l’augurio di poterci risentire fra qualche mese per parlare di un inizio di campionato esaltante per i galletti.
Un grosso in bocca al lupo.

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